lunedì 12 novembre 2012

Dal diario di un amore finito: l'impronta.


Restò l’impronta, quando lei andò via, restò la sua impronta sull’anima.
Perchè l’anima aveva vissuto della sua presenza per tutto quel tempo, tanto quanto le era servito, per quel tempo in cui era cresciuta, fino al giorno in cui scelse di dover andar avanti da sola, o meglio, non con lei. Chè lei,  l’anima, a volte è egoista, non le interessa se c’è ancora tanto da ricevere, arriva il momento in cui certi vuoti li può coprire solo qualcos’altro, qualcun altro, chissà.
Ma il tratto indelebile delle sue carezze, dei suoi consigli, della sua vita forte, dei suoi sorrisi, del suo dolore, il tratto indelebile lo riconosci sempre, dentro, chè fuori cerchi di nasconderlo. Perché si diventa qualcuno solo grazie a chi è stato accanto nel viaggio, si da, si prende, a volte più di quel che si merita.
Restò l’impronta,  non solo il ricordo.
L’impronta è ciò che sei diventato con lei, ciò da cui riparti quando lei è andata via, su cui costruisci una nuova facciata, col nuovo cemento di chi saprà viaggiare con te, stavolta, magari, fino alla fine.