- papà, guarda che lo so che babbo natale
non esiste.
- Come non esiste?
-i miei compagnetti lo sapevano già da
tanto, ma io non gli davo retta perché tu e mamma mi dicevate sempre che
esisteva e che loro, cioè i miei compgnetti voglio dire, loro mi volevano
prendere in giro e farmi diventare triste! Però Giovanni, che è il mio migliore
amico già da 10 giorni, dice che ha perfino trovato i regali nascosti sotto un
divano!
-E tu credi a Giovanni?
-Non lo so, me lo devi dire tu però!
-Non è bello sapere che Babbo Natale porta
i doni a tutti i bambini e ci riesce con una slitta superveloce e con i
folletti che lo aiutano, chè il mondo è grande, non è bello credere che tutto
questo succede?
-Certo che è bello, anche perché così a
mezzanotte lo aspettiamo ma lui non si fa sentire!
-Certo!
-Quindi, papà, anche tu ci credi a Babbo
Natale?!
-Certo che ci credo.
-Bene, infatti, anche io! Grazie papà,
domani lo dico pure a Giovanni!
Restò l’impronta, quando lei andò via, restò la sua impronta
sull’anima.
Perchè l’anima aveva vissuto della sua presenza per tutto
quel tempo, tanto quanto le era servito, per quel tempo in cui era cresciuta, fino al
giorno in cui scelse di dover andar avanti da sola, o meglio, non con lei.
Chè lei, l’anima, a volte è egoista, non
le interessa se c’è ancora tanto da ricevere, arriva il momento in cui
certi vuoti li può coprire solo qualcos’altro, qualcun altro, chissà.
Ma il
tratto indelebile delle sue carezze, dei suoi consigli, della sua vita forte,
dei suoi sorrisi, del suo dolore, il tratto indelebile lo riconosci sempre,
dentro, chè fuori cerchi di nasconderlo. Perché si diventa qualcuno solo grazie
a chi è stato accanto nel viaggio, si da, si prende, a volte più di quel che si
merita.
Restò l’impronta, non solo il ricordo.
L’impronta è
ciò che sei diventato con lei, ciò da cui riparti quando lei è andata via, su
cui costruisci una nuova facciata, col nuovo cemento di chi saprà viaggiare con
te, stavolta, magari, fino alla fine.
Non era quel genere di persona cui piaceva apparire, anzi, a dirla tutta, aveva sempre detestato chiunque parlasse di se in continuazione. Ecco, si, quelle persone egocentriche, che tutto ruota attorno a loro.
Il vanto di definirsi umili, ecco, quello è un paradosso che trovava estremamente irritante.
Io mi sono fatto da solo, questo è l'unico piccolo vanto che mi concedo, diceva spesso con modestia da vendere.
Ho sempre avuto ottimi voti a scuola, tanto che mi mamma raccontava sempre a tutte le amiche quanto è bravo mio figlio, quanto è studioso, quanto è atletico etc.. Si perchè, da ragazzo, sono stato anche campione di nuoto, già. Ho fatto le gare regionali e poi ho vinto le nazionali. Che tra l'altro ero il più giovani di tutti, io, ho bruciato le tappe, per dire. Però mi metteva in imbarazzo quando mia madremi vantava pubblicamente, voglio dire, normale è essere orgogliosi dei traguardi del proprio figlio, ma io adoro la discrezione, l'umiltà, diceva, a rimarcare come l'egocentrismo non facesse parte del suo modo d'essere.
Mi sono sposato a 32 anni, il tempo per fare le mie esperienze l'ho avuto; voglio dire, senza nessuna presunzione, ho fatto breccia su tanti cuori; eh, ma mica lo dico con la spocchia di quei finti latin lover che vedi in giro. Sono consapevole della mia fortuna e tutto questo ha contribuito a creare la mia personalità, di chi conosce le proprie potenzialità ma non le mette in mostra, perchè basta avere la sicurezza di ciò che si è. Ecco,mi basta esser sicuro di me, il vanto lo lascio agli altri. Ognuno ha le proprie caratteristiche e, vi svelo un segreto per viver meglio, diffidate sempre da chi si vanta, si perchè uno è bravo quando sono gli altri a vantarlo. Così spesso si lasciava andare a raccontar eseperienze di vita vissuta dispensando consigli per tutti, perchè non era geloso delle sue conquiste e ci teneva a condividerle con il prossimo, tanto era generoso d'animo.
Io sono anche un chirurgo, non ho mai detto "ehi, venite da me che sono bravo", no mai, diceva. Sono stati sempre i miei pazienti che mi hanno regalato la soddisfazione con i loro complimenti, sinceri, chè te ne accorgi subito quando sono finti, con la loro gratitudine, che non è mai mancata, no mai. Ho fatto numerosi interventi di grande chirurgia, ho aiutato grandi Professori che mi hanno sempre tenuto in considerazione e con cui tutt'ora rimangono rapporti di reciproca stima. Azzarderei dirvi che quest'ultima cosa la diceva con un pò d'orgoglio, anche se conoscendo il personaggio può sambrar strano; però mettetevi nei suoi panni, comunque esser legati a luminari della medicina fa sempre un certo effetto.
Ma sono anche un musicita - ebbene era anche musicista - in realtà mi piace definirmi compositore, ecco. Scrivo e musico canzoni, con un discreto successo diciamo, ma come mia abitudine, lascio sempre che gli altri valutino il mio operato, motivo per cui ho un amico, un professionista del settore, che si è offerto di produrmi in un cd tutto mio, tanto è rimasto entusiasta delle musiche.
Ecco, quindi non starò qui ad annoiarvi con le storie della sua vita, con le vittorie e le sconfitte, come quella volta che ha bruciato l'agnello, ma non l'ha mai nascosto, anzi ci rideva sempre su, come spesso ci ha raccontato nelle serate tra amici; sono certo che se lo incontrerete, un giorno, saprete riconoscerlo.
E poi boh, ci sono quelle persone che raccontano le loro esperienze quotidiane, o anedotti degni di nota, iniziando esattamente in questo modo: e poi boh. Trattasi di un fenomeno particolarmente sviluppato nelle pagine dei più comuni social network Quale semantica si celi dietro un incipit così originale è ancora da capire. Analizzando la cosa si potrebbe azzardare qualche ipotesi. E poi boh, inteso come e poi boh e basta. E già qui assume un significato importante, rafforzativo. Cioè, uno che inizia a leggere un periodo che comincia con l' e poi boh, per forza va avanti, sicuramente è il preludio ad una riflessione entusiasmante. Altra lettura è il fatto di trovarsi davanti a qualcosa cui non si riesce a dar spiegazione, qualcosa di bizzarro, qualcosa per cui vale la pena aggiungere un e poi boh, che se no non si riesce ad esprimere con altrettanta intensità la stranezza dell'accaduto. Ma vediamo esempi pratici trovati qua e la per il web
E poi boh..Ti senti così stupida per averci creduto così tanto....?
Ecco, altra caratteristica è che il narratore quando si lascia andare in un e poi boh parla di se stesso utilizzando la II persona singolare. E' un must se si vuole ottenere l'effetto desiderato. Ma sono sfumature che saprete apprezzare meglio con l'esperienza.
Nell'esempio sopracitato si intuisce come l'e poi boh esprima chiaramente l'incapacità di razionalizzare l'accaduto
Questa è una diretta testimonianza di un assiduo utilizzatore dell' e poi boh, che dice
io la uso spesso! quando Non riesco a capire certi momenti o ne rimango allibito.. x esempio ho scritto "e poi boh.. la gente fa sempre quello che gli pare anche se ciò che fa è sbagliato"
Non tutti però rimangono affascinati dall' e poi boh e non mancano in letteratura veri e propri sfoghi, soprattutto di puristi della scrittura che inveiscono contro i colleghi in maniera sobria, pacata
...è una cosa che mi fa venire certi nervi :@ "E poi boh..ti amo!" Gnèèè! Scusa lo sfogo!! Ciaoooo (:
Aggiungo: Dedicherei a tutte quelle bimbemìnchìa di mer.da che scrivono perennemente 'sto "E poi boh" un bel: "Eh poi boh..ve ne andate a fancùlo!" Insomma, ci troviamo davanti ad una rivoluzione culturale che, volenti o nolenti, sta cambiando il nostro modo di approcciarci all'infinito mondo della scrittura. Chi siamo noi per decidere che un e poi boh messo così non ci sta a far nulla? Probabilmente Dante non ci pensò, altrimenti sai che spasso E poi boh, nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Io personalmente continuerò a studiare il fenomeno che, sono sicuro, darà grosse soddisfazioni. E poi boh, ho conosciuto un tizio che metteva la lente a contatto di destra nella vaschetta di sinistra e viceversa, che così si ricordava meglio, diceva. Cazzo, non ho usato la II persona singolare. Si inizia sempre da zero, poi si migliora. Olè.
cioè praticamente funziona così, a turno si scelgono quattro o cinque parole improponibili, dal significato talvolta sconosciuto, dopodichè si costruisce su una storia collocando in maniera adeguata i vari vocaboli. Il tutto si conclude propronendo altri vocaboli per il proseguo della storia.
Cioè, che si potrebbe pure brevettarlo, magari, questo passatempo, senza pretesa. Si.
Qui Enea, ormai saturo dello spazio,costretto a farmi compagnia da solo…
In coperta quel coglione di Jake e le sue stronzate sull’infinito e la vita
extraterrestre.
Non lo sopporto più.
La mia mente è ogni giorno meno lucida, sto perdendo colpi…me ne accorgo ogni
secondo che passa…logorare il mio essere in mezzo a questo buio sterminato…mi
sento spento…un fottuto cumulonembo che non lascia passare neanche uno spillo
di luce…e si che il sole è grande…
Siamo ancorati a Marte da tre giorni e ancora non siamo
scesi…Continuano gli accertamenti sui gas, sulla vita, la temperatura
Nove mesi in viaggio…ogni giorno lo stesso cibo
Da ragazzo mangiai per tre giorni di seguito fusilli e mai
avrei pensato di dover lavorare in un posto dove si mangiano solo bucatini…ogni
giorno bucatini…Cosa darei ora
per anche solo un guscio di canocchia.
Ora il coglione sta ascoltando la sua musica di merda…e saranno pochi i minuti
che da adesso mi separano a quando arriverà da me per farmi sentire il
magistrale assolo di un povero disgraziato sassofonista morto suicida a 25
anni…Povero sassofonista, chissà se era mai stato nello spazio…non credo,non
sarebbe arrivato a 25 anni.
-Hey Anna Frank?!!!, stai ancora scrivendo in quel cazzo di diario?!
Il coglione mi sta chiamando…ormai riesco a prevedere il futuro…
Ci aggiorniamo a domani, capitano.
- Che diavolo vuoi??
- Chiudi tutto e vieni qui…Non è il solito jazz amico, è un piacere orgasmico.
Lo sapevo che finiva così.
Scendo di sotto il più lentamente possibile, 270 giorni che lo vedo in faccia,
inizio davvero ad annoiarmi
Ci conoscemmo all’accademia…Mi aveva dato una grossa mano per superare alcuni
esami e io avevo ricambiato con altri…Eravamo diventati buoni amici…e lo siamo
ancora…io e il coglione…
- E’ un pezzo di Herman Medrano, musicista padovano morto suicida a 28 anni…
E ti pareva…
-Ha composto diversi pezzi per pianoforte e tromba…un genio, pace all’anima sua.
- E’ mai stato sullo spazio?
- No, “se no si sarebbe suicidato prima”…Cazzo, ormai sei un libro aperto
capitano…stai diventando prevedibile e monotono. Tra l’altro tutto questo buio
ti sta fondendo pure il cervello, a quei tempi al massimo potevano viaggiare in aliante
- Allora vedi che sei proprio un coglione ignorante…
eppure oggi abbiamo già scambiato più battute che non negli
ultimi tre giorni.
Oggi probabilmente scendiamo a terra.
Se ancora ripenso alla nostra missione mi viene da ridere…Scetticismo lo
chiamano i colleghi…io la chiamo semplicemente razionalità.
Solo il pensiero di altre forme di vita mi fa viaggiare con la mente a quando
da piccolo passavo le serate davanti ai videogiochi…
- capitano- mi fa il coglione mentre facciamo
colazione- il tuo è un tipico atteggiamento, come dire, gnostico? Se mi passi
il termine, ammesso che abbia idea di cosa stia parlando.
-Io si, e tu? Forse stai usando il termine come fanno gli idioti per sembrare
intelligenti?!
-Che stronzo! Comunque, se ci pensi, se non ti spieghi tutto non sei in pace
con te stesso! Ora, che problema ti può mai dare anche solo il pensiero che ci
possano essere altre forme di vita??! magari sono più intelligenti di noi! magari
si vogliono spiegare ad ogni costo ogni fottuto pensiero gli passa per a
mente…Io ci penso a loro. Magari sono anche belli, si, insomma, di
bell’aspetto, più di noi!
-…Sei proprio un coglione.
Siamo scesi alle 11 am…Ormai mi sto abituando all’assenza di gravità, mi chiedo
se riuscirò a camminare una volta tornato sulla terra…
-Hei capitano, guarda questo…!
No, non ha trovato nulla. Continua a divertirsi come un deficiente a fare la
moviola…Un tempo mi faceva ridere…ora voglio solo tornare a
casa.
Mi manca Lisa.
-Capitano…capitano, guarda….guarda questo….
Ora non è la moviola….O comunque non è più Jake che la sta facendo…
Più in la, saranno si e no 200 m, un individuo dall’aspetto sconosciuto ci sta
guardando, fermo, immobile.
E noi guardiamo lui, fermi, immobili.
Abbiamo tutti e tre la stessa espressione. E’ l’espressione di chi scopre
qualcosa che non avrebbe mai pensato di scoprire; è l’espressione di chi non ha
mai voluto credere seriamente e ora si ritrova davanti al suo più grande sogno.
O il suo più grande incubo.
Alza un braccio, se di braccio si tratta, ed emette un suono:
-Parka
Alziamo un braccio, se davvero di braccio si tratta, ed emettiamo un suono
anche noi:
La figura che, sono sicuro, avrete avuto occasione di conoscere, è il P.R. cittadino, cioè quello che organizza le serate, ma quelle fighe. Quando sai che c’è una serata toga in un locale fico, lui è sempre in mezzo. Su feisbuk ha come minimo 2000 amici, che poi lui non è che li conosce tutti ma tutti lo conoscono.
E’ un personaggio tipico, lo riconosci subito. Il suo habitat è caratteristico, non lo trovi dappertutto. Toglietevi dalla testa di potervelo trovare in giro al centro commerciale tipo.
Basta conoscere i posti giusti, e poi ci si deve approcciare in una certa maniera. Devi essere presentato da uno della sua cricca,più o meno. Ed allora inizi a frequentare i suoi posti, i locali dove poi fanno le foto e le mettono sui siti toghi, che si pensano a Gossip Girl, a Cagliari. Quando ti chiamano “vecchio” o “socio”, sei entrato nel clan. Le ragazze delle sua cricca sono fisso in tiro, tra adolescenti ma anche universitarie laureande e laureate. Giurisprudenza tira a manetta.
Maglietta griffata in evidenza, auricolare sempre, che per organizzare le serate ci vuole.
Poi lo taggano sui video e sulle foto, sempre su feisbuk, e tutti vedono quanto è onnipresente negli appuntamenti che contano.
E poi, vuoi mettere, le firme su tutti gli inviti che girano. No macchè!
Io feci amicizia con un pezzo grosso; perché forse non lo sapete ma tanti sono anche studiati, come spesso rivelano in confidenza, solo che con il lavoro che fanno hanno troppo a che fare con piccoli Lucignoli che se ti metti a parlare della Rivoluzione Russa del 1800 la finiscono per grisarti. Ecco, proprio dal giorno della Rivoluzione Russa del 1800 ho deciso che quel pezzo grosso della movida cittadina sarebbe stato uno dei miei amici, perché mi stava simpatico dopotutto. E ogni tanto qualche caffè in allegria ci scappa, ma, della Rivoluzione Russa, di quella del 1800 per lo meno, non ne avremmo più parlato.
“ Credi in Dio?”, quella sera il piccolo falò acceso sulla sabbia faceva davvero avventura.
Sebbene la risposta fosse scontata, la voglia di mettersi in gioco era stata più forte, ed arrivare a capire qualcosa che ancora sfuggiva.
“ Si che ci credo in Dio” lo sguardo fisso sul fuoco, come perso ma attentissimo, in realtà, “è presente in ogni istante che vivo. E tu ci credi?” Un' altra rispsosta scontata, un'altra sfumatura da cavalcare, che il sonno ancora tardava ad arrivare.
“ Vorrei davvero esser capace. Diciamo che spero tanto che ci sia; per lo meno spero di trovare qualcosa dopo la morte. Tutto sommato il motivo per cui l’uomo ha bisogno di credere e avere fede non è forse la paura del niente dopo la morte?”
“La paura più grande è del niente durante la vita. La paura di non trovare conforto nei momenti di difficoltà, d'esser solo nelle scelte, di non avere punti di riferimento. Credere in Dio non renderà più serena la morte ma la vita”.
“ Provo un po’ di invidia per la tua Fede, è una cosa che sicuramente da forza e che nei momenti di difficoltà son sicuro aiuti ad affrontarle. Io continuerò a sperare che tu abbia ragione, ma allo stesso modo continuerò a credere che la voglia di fede nasca da un tacito egoismo, da una profonda paura delle cose che non si conoscono e dalla possibilità di aver qualcuno che possa metter mano li dove nessun uomo può arrivare”
“Abbiamo una visione diversa”
“Come fanno a credere in Dio tutte quelle persone a cui è stato tolto tutto, a cui la vita non ha dato nessuna gioia. Come può esistere un Dio che permette il massacro di milioni di esseri umani, che permette la morte di bambini, che permette guerre, stermini, le incredibili catastrofi cui assistiamo impotenti ? ”
“ Sono questi i momenti dove la Fede interviene, dove chi ha davvero fede trova un conforto che non può trovare in nessun altro modo.
Vedi, il Dio che porto dentro di me non è un Dio Babbo Natale, non si invoca per chiedere ed esaudire desideri, per dare la pace al mondo, per guarire le malattie. Dio ci ha dato la vita e la libertà di viverla come crediamo.
Immagina d'essere al mare, stai annegando in acqua in una giornata di sole, il bagnino è li davanti a te, sulla spiaggia. Chi è Dio in quel momento?”.
“Beh, il bagnino direi”
“ No, è il sole”.
La notte diventava sempre più fredda ed il fuoco sempre più scarno. Il cielo era scurissimo e le stelle non erano mai state così luminose.
“ Ora dormiamo” disse “ domani ci aspetta una lunga giornata”.
Trascinato da amici più grandi, jeans larghi e strappati su
un lato
Era un jazz club,o qualcosa di simile
Luci soffuse, sigari accesi
Bottiglie di birre brandelli di voci
Tra i tavoli disposti su troppe file
Ed alcuni in disparte
Veloci cameriere come impazzite
Tra pinte di bionde e qualche fischio da milizia
E poi fu un momento
Luci abbassate sullo sfondo di un palco
Un piano, una tromba, assieme alla ritmica
Il tempo si ferma, si sceglie la tonica
Ogni battito del piede alle percussioni
Scandisce le melodie che dalle mani e dai fiati
Riempiono quell’aria fin’ora satura di alcool e nicotina
E luci soffuse e quei brandelli di voci, adesso rapite
Adesso è un altro profumo
L’assolo di piano, ogni nota poi segue un giro,
Un chiaro scuro, che passa e non torna
Bella come nessun’altra
Sopra il palco tutta quella forza
Davanti a uomini ubriachi di alcool e puttane
Quasi senza più voglie da soddisfare
Lei si dava comunque, senza pudore
E poco male se su 50 ne stregava la metà o anche meno
Perché gli altri l’avrebbero avuta in un altro momento
Perché in fondo, anche lei sarebbe sempre stata un po’ troia
Sempre per scelta, la Fata del Blues
Questa sera faccio tardi, ti porto fuori a cena, tu sei bella come sempre, come cinquant’anni fa. Sono anni che ti cerco, ora è tempo di sognare, non sei stata mai da sola ma ancora resti ad aspettare... Tutti ti conoscono, tutti ti salutano, non sarà che li hai già stregati?! Non voglio credere alle favole che dicono di te, non voglio perdere quest’attimo di vita assieme a te, sono soltanto gelosie, sono stonate melodie, non posso credere alla favole...sei tu, la fata del blues. Ora è tempo anche per me, di restare un pò sospeso tra le braccia e seta fina, come dentro al paradiso Sorridi a chi ti fischia, la tua luce è sempre accesa, ma oggi che sei mia tutto questo non mi pesa... Tutti ti conoscono, al tuo ritmo ballano, non sarà che li hai già stregati?! Non voglio credere alle favole che dicono di te, non voglio perdere quest’attimo di vita assieme a te, sono soltanto gelosie, sono stonate melodie, non posso credere alla favole...sei tu, la fata del blues. Sei romantica, elegante con stile e crudeltà Sei lunatica, facile, puttana per pietà Incanta la tua voce come un vecchio cantastorie, di chi il mondo l’ha girato, di chi sempre girerà Zingara per scelta, un pò schiava e un pò padrone, per tenere sempre accesa la magia di una canzone Tutti a te si inchinano, come me si illudono, ma lo so che li hai già stregati!! Non voglio credere alle favole che dicono di te, non voglio perdere quest’attimo di vita assieme a te, sono soltanto gelosie, sono stonate melodie, non posso credere alla favole...sei tu, la fata del blues.
Il “Bomber”, per chi non avesse mai avuto l’onere di imbattercisi, è romantica figura del panorama sportivo-socio-culturale di ogni piccolo borgo che si rispetti. Perché, diciamolo, è proprio bidduncolo° il bomber, c’è poco da fare.
Il bomber, voglio dire, lo sa che in giro è rispettato,perché tutti in paese si ricordano dello spareggio contro il Busachi*, dove ha risolto la partita procurandosi un rigore che, a dirla tutta, proprio non c’era. Troppo forte il bomber, ci vuole esperienza.
Che poi lui nasce e cresce come giovane talento nel vivaio della sua Town, che in realtà, come sicuramente non mancherà di raccontare, lui col pallone ci è cresciuto. Il suo è un calcio da strada. La strada, il suo primo campo da calcio. E lui lo dice senza vanto, credo, ma lo dice sempre.
Un’esperienza in seconda categoria c’è sempre nel curriculum e non di rado ci si imbatte in veri e propri talenti bruciati in una squadra di promozione perché troppo teste calde. Il bomber non si allena 3 volte a settimana e più di tutto il sabato va a ballare. Su questo non voglio discussioni, che diamine. Poi la domenica comunque vada il gol te lo crava**. Quest’anno, contro il Dopolavoro Ferroviario, per poco non sfiorava la tripletta.
Una volta un tipo, cioè praticamente, gli aveva fatto il tunnel, e quello gli ha tirato una gannedda*** da dietro.. non ci ha visto più…che diamine, sei stato umiliato, zitto e subisci, cazzo, anche perché così ci facciamo male, domani si lavora!…Praticamente quella volta è uscito di testa, il bomber voglio dire, e si è fatto espellere dopo 10 minuti per un fallo di reazione...che storie. Testa calda proprio.
La carriera finisce generalmente intorno ai 25 anni, nessuno però si dimentica che, quando c’era lui, la squadra i goal li faceva. Continua col calcetto, così ogni tanto, che senza pallone non ci sa stare, il bomber.
Eppure, cazzo, quella tripletta contro il Dopolavoro ferroviario gli rimane ancora sullo stomaco
° di paese
* Piccolo e ridente comune italiano di 1.415 abitanti dellaprovincia si Oristano.